E’ quasi sempre così. Un’azienda viene costituita, e si pone poi il problema di fare il sito web. Allora si cerca un’agenzia o un professionista e gli si da incarico di fare il sito sulla base di esigenze spesso campate per aria e di contenuti al limite della licenza elementare. Anzi no, mi correggo! Niente contenuti, quelli arrivano dopo. Qualche foto, un logo generalmente fatto dal cugino della zia della sorella della suocera e via.
Questo è l’andazzo medio.
Ma un modello di business? Uno scopo? Una idea su quali clienti dovrebbero ritenere interessante il sito? Generazione di lead? Call to actions? Branding? Contenuto scritto come Dio comanda? Misurazione del ROI? Qualcosa di vagamente simile ad una idea chiara su ciò che si sta per fare?
Dopo due anni il sito marcisce nel dimenticatoio e arriva il genio in azienda che si accorge che il sito non funziona! WAK! Si chiama il professionista o l’agenzia e lo si compre di contumelie feroci mettendo in discussione le capacità e la professionalità di chi ha eseguito il lavoro, tra l’altro inutile. Si cambia “fornitore”, si commissiona un altro sito, si tira sul prezzo perché la frase tipica è “abbiamo poco budget perché il fornitore precedente ci ha prosciugati”, come se fosse colpa del nuovo e su di lui dovessero ricadere le colpe del mondo intero.
E si ricomincia. Stesso approccio, stessa metodologia ma con l’aggiunta: “I contenuti li puoi prendere dal sito vecchio”. Il nuovo fornitore tenta una flebile protesta, cerca di aprire un canale di discussione ma dopo mesi di non risposte finalmente una risposta: “Non vedi che non abbiamo tempo? Fai così e basta”.
A quel punto il fornitore o chi per lui, lega il somaro dove vuole il medesimo (padrone). Prende piede l’idea del “prendi i soldi e scappa” perché se non si sbriga, rischia pure che gli venga contestato il lavoro col risultato finale di non vedere il becco di un quattrino.
Passa il tempo e il “fornitore” cerca ogni tanto di sensibilizzare il cliente sull’opportunità di qualche aggiornamento, magari di interessarsi a qualche operazione di marketing per garantire un minimo di visibilità. Risultato? “Silenzio! Parla Agnese”. Nel peggiore dei casi, il cliente distrattamente ascolta i consigli e chiede una mega-riunione che impegna il fornitore per una intera giornata. Si mostrano slides, si dispongono carte sui tavoli, si fanno analisi che costano tempo e denaro, ovviamente al fornitore, il cliente distrattamente ascolta e poi decide: decide di non decidere. Poi finalmente, dopo un po’ di tempo una richiesta: “Ci faccia un preventivo”.
Eureka! Il fornitore, analisi, slide, e carte alla mano si pronuncia e invia un preventivo. Dopo 7 mesi e mezzo di lunghe attese arriva una risposta degna di essere messa in cornice: “Ma noi abbiamo cambiato un sacco di prodotti e servizi e questa roba non è più attuale”. Sulle labbra del fornitore mentre legge la mail gli si smorza in bocca un grido di dolore che finisce in un “ma vaffan…”
Passano di nuovo due anni. Un nuovo genio si sveglia e si accorge che anche il nuovo sito, non più nuovo, non funziona. Si ricomincia da capo? No! Il finale è un epitaffio: il web è una cagata! Non funziona! Però qualcuno insinua un sospetto nella mente del genio: “Ma come mai, il sito del concorrente tal dei tali funziona benissimo?”
Mah! Sarà un caso …
Morale, è sempre colpa degli altri.
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Fonte --> Dai, fammi un sito! E che sito? Boh!
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