Essere normale è uno status quo: significa conformarsi alle regole che vengono seguite dalla maggioranza degli individui, detta anche “massa”. Essere normale è un po’ come stare nel mezzo: non si è estremi in nulla, non si è originali in nulla e non si ci ribella a nulla. Si è semplicemente “medi”, “equilibrati” o – per citare il vocabolario Treccani – “consueti, ordinari, regolari”. Questa è la normalità: null’altro che un parametro di puro e distillato conformismo.
Chi vive senza follia non è così savio come crede.
Francois de La Rochefoucauld
Essere normale implica un’adesione acritica alle opinioni e ai modi della maggior parte degli uomini. Le persone normali fanno quel che fanno semplicemente perché così si “deve” fare. Sono convinte che esista un modo migliore di essere e di agire, un modo condiviso, che viene comunemente accettato e ben visto dalla gente. Allora, senza interrogarsi, dubitare o mettere in discussione, convergono verso la “media”: si tratta di un concetto gaussiano, detto anche distribuzione normale. Gauss osservò che, campionando un certo numero di eventi, si assiste che la maggior parte degli eventi si raggruppano intorno alla media. Questo vale per le caratteristiche fisiche delle persone (altezza, peso, età), e, a quanto pare, anche per le idee.
Il paradosso dell’uomo medio: da espressione democratica a espressione di intolleranza
Cos’è la democrazia se non la convergenza verso la media: nei sistemi democratici i candidati politici che vincono le elezioni non sono i migliori in termini di etica, preparazione, competenze ed abilità; bensì sono quelli che prendono la maggioranza dei voti. Giusto o sbagliato che sia il programma elettorale, conta solo il dato numerico: chi prende più voti vince. E – tornando a Gauss – la maggioranza non è altro che l’espressione di un valore medio. Dunque, in politica viene eletto colui che meglio rappresenta l’uomo medio. In questo senso l’uomo medio è ricercatissimo e molti soggetti vogliono sapere quali sono le sue caratteristiche: i politici, i produttori di beni o servizi, gli scrittori di romanzi, i pubblicitari, gli autori televisivi, e così via. Ecco che allora il mondo è costruito intorno all’uomo medio, è costruito per compiacerlo, a sua immagine e somiglianza. Mediamente parlando, il mondo costruito in questa maniera è il migliore tra tutti i mondi possibili.
L’uomo medio rappresenta il consenso e il bacino di utenza a cui rivolgersi per alimentare gli interessi politici ed economici. L’uomo medio è come un burattino, assetato di obbedienza, che viene svuotato moralmente e spolpato economicamente dal sistema, perché è colui che più di tutti si assoggetta (più o meno inconsciamente) alla volontà dei pochi potenti e ricchi.
L’uomo medio è un mediocre facilmente manipolabile: egli segue le mode, gli slogan, il pensiero dominante, il senso comune. Se c’è qualcosa che ha ampio consenso, è molto probabile che piaccia anche all’uomo medio. Non ama le diversità e la ribellione: per l’uomo medio bisogna essere equilibrati e vivere secondo schemi e stereotipi dall’indiscussa “sobrietà”. L’uomo medio ha sempre la coscienza a posto in quanto sta dalla parte “giusta” del mondo, anche se qualche volta fa finta di non sapere quello che accade intorno. Concentrandosi egoisticamente su se stesso, egli riesce a non affliggersi per i dolori dell’umanità. Non ammette eccezioni: chi è diverso o chi esce fuori dal recinto del “normale”, rinunciando ad omologarsi, diventa un nemico pericoloso. Non stupisce allora che l’uomo medio possa essere anche razzista, omofobo, sessista, intollerante, qualunquista, bigotto o falsamente perbenista. Questo spiega anche perché molto spesso le persone più intolleranti e pregiudizievoli siano anche quelle meno sviluppate da un punto di vista culturale ed intellettuale. La cultura è prerogativa di pochi, mentre l’ignoranza dilaga incontrastata, alimentata dall’effimero che è sempre più al centro dei desideri: il lusso, i soldi, le mode, l’estetica, l’apparire.
In natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale.
Hermann Hesse
Essere normale non è compatibile con il genio e il progresso
La normalità è un concetto alquanto dogmatico e gretto, del tutto incapace di modificarsi ed evolversi, preferendo la conservazione allo sviluppo, il rigore all’intuizione. Fortunatamente non tutti decidono di vestire i panni dell’uomo medio; ci sono gli eroi, i geni, gli statisti, gli scienziati e gli artisti. Insomma, c’è anche chi evade gli schemi scostandosi dalla media. Il genio non ama stare nel mezzo e non vuole essere normale; è estremo, e grazie a questo suo estremismo crea, innova e contribuisce al progresso dell’umanità. Se lo sviluppo della civiltà fosse dipeso dall’uomo medio, saremmo ancora molto arretrati. I geni immaginano e fanno cose fuori dal comune: concentrano i loro sforzi su un’idea innovativa, e la realizzano, contribuendo a migliorare la qualità della vita. L’uomo medio, invece, è un mero consumatore: egli non crea, ma si assoggetta alle creazioni altrui, limitandosi ad utilizzarle. Lavora al soldo degli altri, nell’anonimato, senza intraprendere iniziative ribelli. E senza rivoluzione non c’è evoluzione.
Essere se stessi è l’autentica (a)normalità
La vera normalità – non quella conformista – significa essere se stessi. Essere normale è un atto semplice e individuale: richiede solo di riconoscere e rappresentare verso l’esterno – senza freni inibitori – le proprie diversità. In fondo, ogni individuo è fatto in un modo diverso nel corpo, nella mente e nella combinazione spirituale. In questo senso, tutti sono anormali, in quanto ognuno è datato di un proprio ed originale bagaglio di risorse interiori ed estetiche. Tutti sono diversi. Eppure molti sopprimono le loro diversità e la loro vera essenza per conformarsi a schemi comuni. Quest’atto, apparentemente normale, in realtà è contro natura. Dunque, si può ben affermare che la normalità apparente non sempre corrisponde alla realtà; motivo per il quale la normalità e l’anormalità sono concetti relativi, soggettivi, mutevoli, molteplici (nel senso che esistono più normalità ed anormalità, in base all’osservatore), che si confondono tra di loro. Spesso la normalità – quella dell’uomo medio – è solo una maschera, uno sforzo di apparire in un certo modo, in contrasto con se stessi. E questo sforzo di normalità diviene – paradossalmente – anormalità.
Per la crescita personale questo è inammissibile: se vuoi migliorarti, se vuoi diventare la persona che desideri essere, non devi rappresentare un ruolo imposto dalla società o dagli altri. Se cerchi sempre di conformarti, non saprai mai quanto puoi essere straordinario. Devi accettare te stesso e rappresentare il ruolo più naturale per te, quello che esalta le tue unicità, le porge al mondo e le capitalizza. Tu sei speciale: non sforzarti di essere uguale agli altri; piuttosto sforzati per affermare la tua vera essenza, senza temere il giudizio altrui.
Fonte --> Essere normale: non diventare pure tu come l’uomo medio
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