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venerdì 27 gennaio 2017

La visibilità non è gratis. Le barriere di ingresso sul web.

Il web è un mondo particolare che però non si sottrae alle regole del mercato e del fare impresa. Sono in fondo le stesse regole che regolano il mondo “reale” anche se il “virtuale” è appunto dannatamente reale. E’ sempre più evidente che grandi successi sul web, tranne casi sporadici e fortunati, sono figli di disponibilità di risorse e di know how. Una azienda che si affaccia sul web con l’intento di voler dare impulso ai propri profitti aumentando contatti commerciali, fatturati e relazioni, deve mettere in preventivo una serie di risorse che generalmente non si hanno in casa e che occorre quindi acquistarle sul mercato.


L’esplosione di WordPress e dell’Open Source, se da una parte ha permesso l’avvicinamento di tanti al mondo online ha anche contribuito in diverse misure ad appiattire la qualità dell’offerta degli operatori e a diffondere una sorta di messaggio universale che dice che il web è gratis e che si possono ottenere successi con pochissimi investimenti.


Non è così.


Fare un sito web costa. Certo, un sito in WordPress con un piccolo catalogo prodotti o servizi, è ancora un investimento abbordabile ma alla fine si riduce ad essere un investimento fine a sé stesso, piuttosto asfittico e incompatibile con una visione imprenditoriale seria fatta di budgets, di investimenti, di modelli di business, di branding, di piani di marketing per la fidelizzazione e di comunicazione. E allora, senza arte né parte ci si getta sui social media come se questi fossero la panacea di tutti i mali, salvo poi dopo qualche mese lasciare i propri profili aziendali in uno stato di abbandono totale perchè: il web non serve e non funziona.



web-design


In realtà il web funziona e anche molto bene. Il problema è che le barriere di ingresso per le PMI sono elevate in quanto i costi per le risorse sono in fondo gli stessi costi che una azienda sostiene per i processi di branding e di comunicazione tradizionali. C’è una soluzione? No. La soluzione è quella di essere coscienti del fatto che se si è imprenditori, occorre ragionare da imprenditori accollandosi rischi e oneri finanziari che un lavoratore non imprenditore non è in grado di affrontare. Non è scritto da nessuna parte che tutti debbano essere imprenditori.


Penso sempre alle parole del mio amico Marco Chan, imprenditore per davvero, che mi ha fatto comprendere quanto anche per me questo discorso fosse appropriato spiegandomi quali erano le differenze tra un artigiano, un libero professionista e un imprenditore.


Come dicevo i costi per le risorse necessarie per un buon progetto di visibilità online sono importanti.


Occorre un sito web, certo. Ma un sito web non nasce dal nulla e se deve essere un sito di successo, non nasce certo dalle mani del webmaster che è appena uscito dall’università e si sta inventando un mestiere per tirare a campare. Un sito web ha bisogno di contenuti e quindi di un copy, ha bisogno di un grafico che sappia gestire i vari passaggi tra un sito su laptop e un sito su mobile ad esempio, che conosca in modo approfondito i processi che determinano le azioni (call to actions) di un utente su un sito, occorre un esperto SEO. Queste persone, insieme hanno un costo e più si sale con la richiesta qualitativa e con le aspettative, più i costi aumentano.


Oggi però un sito, da solo non serve. Le modifiche alle serp, agli snippets e agli algoritmi di google porteranno poi ad avere sempre meno spazio nei motori di ricerca senza un adeguato investimento pubblicitario (Google Adwords). Ma anche qui, un SEM costa. Una analisi iniziale e  la preparazione di una campagna Adwords costa non meno di 2.500 Euro per iniziare e le competenze necessarie per produrre qualcosa di efficace sono altissime. Un investimento annuale con Google Adwords sotto la soglia dei 12.000 Euro all’anno, è un investimento piuttosto “povero” che porta pochi successi e spesso in modo empirico. Certo si può investire meno, ma si avrà decisamente molto meno. Considerando poi che l’investimento in Adwords se ben fatto comporta aumenti di fatturato decisamente considerevoli e che quindi non è mai un investimento a perdere, torna vero il concetto della nonna che diceva che chi meglio spende meno spende. Ma per spendere bene occorre spendere in qualità ed esperienza. Ripeto, se qualità ed esperienza non ce l’hai in casa, la devi comprare fuori.


Poi, la parte social. Tra social care, social business, social content, social relationship, social content management, il cliente generalmente si perde dopo tre giorni. Crede, il cliente, che pubblicando ciò che sono le novità aziendali, sia sufficiente per imprimere una accelerazione ai processi di visibilità della propria azienda sul mercato. Balle. Niente presenza qualificata si traduce in zero visualizzazioni, niente traction, poche conversazioni, basso ranking dei propri profili. Che fare allora? Si torna ad investire e si compra sul mercato l’esperienza e il know how di persone che possono garantire ciò che realmente serve. Beh, un social media manager esterno, meno di 1500 Euro al mese che si occupi davvero di social care, social content, social relationship etc… non costa ed è solo la partenza.


Non parliamo di hosting, di costi per il sistemista e per uno sviluppatore software full stack. Bene o male, un sito web oggi e non parlo di e-commerce, costa ad una impresa non meno di 30 mila euro il primo anno. Dite che sono esagerato? Dite che voi avete speso molto meno? Ok. E che risultati avete raggiunto? In termini di fatturato, in termini di quote di mercato, di visibilità, di ranking del sito etc… Perchè la partita ce la giochiamo su questi punti. La redemption dell’impreditore è il bilancio che redige alla fine dell’anno. Hai investito 3.000 Euro e grazie al sito il tuo fatturato è cresciuto dello 0,1% ? Hai buttato 3.000 Euro nel gabinetto. Hai investito 30.000 Euro e grazie a questo investimento i profitti sono aumentati del 15-20% ? Eh beh … Non occorre aggiungere altro.


Rammento che non è nemmeno poi sempre una questione di quanto. E’ sempre un quanto in relazione alla qualità e ad una pianficazione. Se poi, vuoi spendere 3.000 euro per un sito web pur essendo consapevole che quei 3.000 euro li getti alle ortiche, beh, ci può stare. Ma smettiamola di raccontarci le bugie in tasca con la fola che il web è gratis e che sul web è possibile fare tutto ottenendo grandi successi spendendo pochissimo. E’ davvero una panzana.




http://www.alessandroorso.com/la-visibilita-non-e-gratis-le-barriere-di-ingresso-sul-web/

Attualità, branding, Comunicazione, consenso, cultura, futuro, google, internet, marketing, social network

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